L’hairstylist dei vip si racconta ad HairStars: dall’amicizia con Renato Zero, al taglio del codino di Fiorello, con la sensibilità nel cogliere gli stati d’animo dei clienti.
Tenere la distanza dalla poltrona per vedere le cose nel modo giusto, avere rispetto per le idee altrui confrontandole con le proprie e avere quel sesto senso che porta a fare le scelte giuste con i clienti. Vip o non vip. Roberto D’Antonio, con base a Roma, è l’hairstylist dei vip. C’è lui, per esempio, dietro il taglio del codino di Fiorello e dietro tanti look di Renato Zero.
Quando e perché decide di diventare parrucchiere?
La mia è una risposta molto molto personale, nel senso che io di fare il parrucchiere non l’ho deciso, è stata la vita che mi ha portato davanti questa strada perché avevo solo dodici anni. Vi spiego. Sono andato dal parrucchiere di mia madre per togliermi dalla strada per un’estate. E da lì non capii niente. Soltanto che amavo troppo il bello, troppo le cose belle.
Un po’ come i sarti che tante volte sono stati formati dalla clientela, anch’io sono stato formato dai miei personaggi.
Per me l’importante era darmi da fare per togliermi il peso di chiedere qualcosa alla famiglia dal punto di vista economico, e dunque ottenere l’indipendenza. E, in particolare, un’indipendenza proprio fatta di moda, di costumi, di colori, di libertà, di vedere il bello e di vedere i capelli in particolar modo.
Lei è un affermato hairstylist e cura i capelli di attori e cantanti. C’è un segreto per avere un tale successo nel proprio lavoro?
Non c’è un metodo uguale per tutti. Io consiglio sempre ai miei ragazzi e a chi ho vicino nel lavoro di mantenere la distanza della poltrona. Questo è il primo segreto. Lo schienale della poltrona è proprio la distanza che serve in tutto, nel lavoro e nella vita, anche con i personaggi noti. Quando io entro nel negozio, nei saloni, nel lavoro di backstage, di pubblicità o del cinema, di qualsiasi cosa, pongo sempre una distanza da quello che faccio. Invece nel rapporto di amicizia che posso avere fuori dal mio lavoro sono molto coinvolto. Mentre lavoro sono amico però, contemporaneamente, mantengo sempre la distanza che serve a non andare oltre la psicologia del cliente, della cliente importante o non, o del personaggio famoso. Dunque, mantengo sempre la distanza da quella poltrona.
Tra i suoi clienti c’è Fiorello. È stato lei a tagliargli l’iconico codino?
Sì, certo. Fiorello l’ho conosciuto con la coda, tagliammo la coda, poi con i capelli corti, facemmo tanti look. Ma ecco… ho avuto la fortuna di saper scegliere, essere scelto da personaggi con cui facevamo un percorso di lavoro insieme. Non ho mai stravolto, o sconvolto, i personaggi che ho avuto davanti.
Nella vita bisogna rispettare tutto e poi avere la propria idea.
Cerco e vengo cercato sempre da dei personaggi con i quali c’è un comune accordo. Un po’ come i sarti che tante volte sono stati formati dalla clientela, anch’io sono stato formato dai miei personaggi. Loro avevano delle idee, io le condividevo e andavamo avanti.
Anche Renato Zero figura tra i suoi clienti. È un personaggio che negli anni ci ha stupito con look sempre diversi…
Renato Zero oltre che un cliente è un mio grande amico, da trent’anni. Lo è sempre di più. Ho sempre ammirato i suoi look, ho sempre ammirato il suo coraggio. Ho sempre ammirato la sua poesia, la sua musica. Dunque io sono “un sorcino”, molto molto legato a Renato e lo ammiro, lo stimo. Il lavoro inizia sempre dalla sua idea, che io porto avanti e non critico mai perché è sempre giusta, non sbaglia mai.
Ha qualche aneddoto da raccontarci?
Sarebbe troppo poco parlare di un solo personaggio. Io di aneddoti nella mia vita e di personaggi ne ho avuti talmente tanti… E anche di sorprese, di cose meravigliose che magari un giorno racconterò. Sono tutti dei ricordi belli, positivi e mai pettegolezzi. Questa è la cosa più bella che mi ha portato avanti nel mio lavoro.
Il suo non è un semplice salone ma una vera e propria azienda con dei dipendenti. Come gestisce il suo team?
Ma io non sono un imprenditore… Cioè sono un imprenditore un po’ farlocco, nel senso che ho dei fratelli che mi aiutano nella gestione. Io sono molto bravo nella responsabilità del lavoro, del mio lavoro. Non ho responsabilità su tutto quello che mi gira intorno. Sulla parte diciamo affaristica, come dovrebbe avere un vero imprenditore. Al mio team lascio molta libertà, non ho mai amato le divise, non ho mai amato dover avere per forza ragione io. Ho un gusto, cerco di portarlo avanti e loro fortunatamente mi seguono, perché poi faccio vedere la differenza del buon gusto dal cattivo gusto… ma anche quello va rispettato. Se c’è una parte di clientela che ha un gusto che io non amo, cerco di portarla non al mio modo di vedere, ma al loro modo, e rispetto anche il cattivo gusto. Nella vita bisogna rispettare tutto e poi avere la propria idea. E io do ai miei ragazzi la mia idea.
Quale lavoro di studio e consulenza serve per consigliare alle persone il look più adatto al loro volto e alla loro personalità?
Questo è un aspetto più psicologico… Una caratteristica che forse io ho sempre avuto e che mi aiuta a capire chi ho davanti, e a capire il momento giusto del cambiamento, del poter cambiare colore, di poter cambiare taglio. Fortunatamente, me ne accorgo e avverto lo stato d’animo della persona. Questo, insieme alla mia sensibilità a capire il momento giusto per far determinati look, mi ha portato sempre ad avere successo.