Intervista all’unico barbiere d’Italia a poter vantare tre diamanti d’oro, l’equivalente delle stelle Michelin, nonché “il barbiere più bravo del mondo” secondo il Financial Times: Francesco Cirignotta.
«Sin da giovane, il desiderio di plasmare la mia vita seguendo il mantra ‘non il cosa, ma il come’ ha guidato le mie scelte», confida ad Hair Stars, dal suo salone di Milano, Francesco Cirignotta. Sebbene fosse un perito commerciale e nonostante lo scetticismo di suo padre, un barbiere di vecchio stampo, questa arte ha cambiato il suo percorso. La sua realizzazione non è stata nel diventare un barbiere tradizionale, ma nell’immergersi nel mondo dei servizi in tutte le sue sfaccettature. Attraverso lo studio della psicologia, filosofia, tecniche di taglio, chimica, storia, comunicazione e marketing, Cirignotta ha cercato di comprendere il valore dei servizi e l’essenza umana di chi li offre e di chi li riceve, come ci racconta in questa intervista.
Coniugare il valore dell’artigianato nel rispetto dei servizi sembra essere una sua filosofia di vita. Come ha sviluppato questa visione anticonformista e come si riflette nel suo approccio al mestiere di “barber snob”?
Essere artigiani per me va oltre la mera esecuzione di un’opera: è un atto che coinvolge mente, arte e mani. La conoscenza dei valori artigianali, radicati nel Medioevo grazie ai monaci, mi ha portato a riflettere sulla necessità di trasformare il mestiere in un’esperienza soddisfacente per gli ospiti. La vendita di servizi si basa sulla comprensione profonda della società, delle aspettative individuali e del linguaggio della comunicazione. La comodità è diventata conformismo, ma l’anticonformismo giace nella giustizia e nell’impegno a offrire il meglio con garbo, competenza e sensibilità. Anche in un mestiere talvolta considerato senza nobiltà, il desiderio di miglioramento persiste, alimentato dalla volontà di servire con dignità.
Lei dà molta importanza al rispetto reciproco nel suo protocollo di servizio. In che modo questa idea influenza la sua relazione con i clienti e come si traduce concretamente nel suo salone di bellezza?
Nella scelta di chi offrire i miei servizi, privilegio coloro che cercano non solo competenza, ma valori solidi. La mia missione è non solo erogare, ma difendere tali valori. Il confronto con gli ospiti si basa sulla capacità di ascoltare e percepire il loro essere. Il mio mandato è eseguire al meglio ciò che serve senza necessariamente discutere i loro desideri, ma la chiave della relazione con l’ospite risiede nel sentirsi e nella comprensione reciproca.
I capelli e le barbe sono descritti come “l’unico abito naturale” che possiamo modificare per esprimere la nostra identità. Come interpreta la comunicazione attraverso i capelli e in che modo questa interpretazione influisce sul suo lavoro di tricoesteta?
La mia conoscenza della società, dei popoli e della sociologia dei consumi mi consente di cogliere ciò che non viene esplicitamente detto. Considerando i capelli e le barbe come messaggi sociali, mi reputo un devoto ascoltatore e traduttore di desideri. Le mode nel mondo della bellezza servono a essere nel presente, mentre a noi spetta l’onere di interpretare e personalizzare queste tendenze.
Il suo salone, che chiama anche “dimora”, di Milano è progettato per accogliere pochi ospiti al giorno, garantendo un’attenzione esclusiva. Qual è l’effetto desiderato di questa scelta?
La dimora è il luogo sacro delle relazioni umane, e in questo contesto trovo la mia esistenza. La relazione e l’attenzione per gli individui, unite al tempo dedicato a sé stessi, rappresentano la vecchia e la nuova frontiera per sentirsi veramente vivi. Vivere attraverso la cura delle relazioni e la dedizione al benessere personale è il fondamento della mia esistenza.