Il ruolo dei barbieri e la cura della persona nella Roma antica

di Elisabetta Majocchi
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I barbieri vennero introdotti nell’antica Urbe grazie a un senatore romano di ritorno dalla Sicilia. In questo articolo spieghiamo la loro evoluzione.

 

Gli antichi romani erano molto attenti alla cura del proprio corpo, tanto che gli uomini più abbienti avevano tra i loro servitori i tonsores, che si occupavano non solo di tagliare barba e capelli ai loro signori, ma avevano anche altre mansioni legate al culto della bellezza. I barbieri avevano un ruolo molto importante nella società romana, tanto che potevano ottenere riconoscimenti, ricchezza e popolarità.

Publio Ticino Menea e i primi barbieri

I primi barbieri furono introdotti nell’antica Roma dal senatore romano Publio Ticino Menea nel 299 a.C., che dopo il suo rientro da una spedizione in Sicilia, portò alcuni barbieri dall’isola e così nacquero le prime botteghe. Grazie a Plinio il Vecchio sappiamo che Scipione l’Africano fu il primo romano di alto lignaggio a portare il viso rasato. I testi letterari latini testimoniano che i primi barbieri, chiamati tonsores, al tempo della Repubblica romana, appartenevano a corporazioni locali, così come gli altri mestieri artigiani, per assicurarsi assistenza reciproca e affrontare la concorrenza degli schiavi.

I barbieri facevano parte della vita quotidiana dei Romani, i quali dedicavano particolare attenzione alla cura del corpo, alla bellezza e alle acconciature, tanto da trascorrere molte ore presso i tonsores. Come accadeva nell’antico Egitto, i barbieri andavano per le strade e si recavano nelle taverne per cercare i clienti, ma in città erano presenti anche le tonstrinae, un prototipo degli attuali negozi dei barbieri.

La rasatura dei Romani

I tonsori non si occupavano solo della cura di barba e capelli: realizzavano anche manicure, pedicure e depilazione. Inoltre erano anche dentisti, in quanto si occupavano dell’estrazione dei denti. Erano dediti servitori dei patrizi, tanto che potevano ottenere riconoscimento e ricchezza dai loro padroni: è il caso di Thalamus, il barbiere dell’imperatore Nerone. Il rituale della rasatura avveniva senza luso di saponi o unguenti: sul viso veniva spruzzata dell’acqua e dopo si procedeva con il passaggio della lama. I poeti latini descrivevano la rasatura come un processo lento, delicato e spesso doloroso.

Photo: Pexels / RDNE Stock project

Gli strumenti del mestiere erano lame e coltelli realizzati in bronzo. Dalle semplici lame, ci sarà poi un’evoluzione che porterà alla realizzazione dell’attuale forbice: si trattava di due lame collegate da una parte tondeggiante a forma di ferro di cavallo. I barbieri utilizzavano anche pettini, specchi di bronzo lucidato, riccioli di ferro chiamati calamister, pinzette, unguenti e profumi.

Quando un giovane romano faceva la barba per la prima volta, era considerato un vero e proprio evento. Si organizzava una cerimonia che fissava il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, chiamata depositio barbae. Il rito, che veniva compiuto al ventunesimo anno di età, consisteva nel depositare in un contenitore la barba appena tagliata per essere offerta agli dei, in particolare a Giove.

 

Elisabetta Majocchi

Photo cover: Unsplash / Luisa 

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