Dalla passione all’imprenditoria: il cammino di Alberta Balestra nel settore della bellezza

di Angelina Tortora
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Aveva appena 14 anni quando ha iniziato a lavorare come parrucchiera. A 17 anni è iniziato il percorso verso il successo, in punta di piedi. Oggi Alberta Balestra è un’imprenditrice impegnata in molti progetti, che condivide con i suoi figli.

Alberta nel 1989 ha aperto il suo salone a Massa Fiscaglia, in provincia di Ferrara, dove ancora oggi lavora insieme alla figlia Paola e il figlio Andrea. Imprenditrice della bellezza con oltre 60 anni di carriera, ci racconta la sua storia e la nascita del suo brand.

Cosa l’ha spinta ad immergersi in quest’attività?

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Ho cominciato questo lavoro che ero una bambina: avevo solo quattordici anni, ma con tanti sogni nel cassetto. Vengo da un piccolo paese di campagna di 3mila abitanti: oggi sono qui grazie all’ambizione, alla curiosità, al desiderio e al voler fare il mio lavoro in un modo diverso da tutto ciò che mi circondava. Da questo percorso con gli anni è nato il brand Balestra. Inizialmente ho lavorato sodo, ho incominciato a vedere chi erano i bravi, ero incuriosita da nomi famosi. Così a 21 anni presi il treno per andare a Londra, ci misi tre giorni e tre notti per arrivare, non avevo i soldi per prendere l’aereo. Quell’esperienza mi ha fatto capire che il parrucchiere era tutta un’altra cosa. Quando ho compiuto 40 anni ho aperto un centro molto grande e con grandi aspettative. Poi nel giro di pochi anni ho aperto tre negozi. I giornali hanno cominciato a interessarsi a me, sono iniziati i servizi fotografici, così ho fatto tanta scuola, ricerca e formazione. La curiosità non mi ha mai lasciato e mi spingeva sempre a vedere i bravi, volevo capire perché erano così e farmi un bagaglio di esperienze. Ancora oggi ho questa curiosità anche se sono passati tanti anni.

Chi ha creduto in lei inizialmente?

Un uomo rimase colpito dal mio desiderio di emergere. A 17 anni lavoravo in una piccola bottega di 4 metri per 4, da quando avevo 14 anni. Vidi che stavano creando dei nuovi negozi ed ero entusiasta all’idea di aprire un mio locale, ma non potevo permettermelo. Ero comunque andata a sentire quanto volevano di affitto. Il titolare del negozio mi disse: “Voglio 365mila lire all’anno”. Sono uscita dal negozio piangendo perché era per me una cifra irraggiungibile. Dopo poco, il proprietario del negozio mi mandò a chiamare e mi disse che era rimasto colpito dal mio desiderio di fare qualche cosa di bello in un piccolo paese. Mi ha detto: “Ti do un negozio e in un anno dammi quello che puoi”. Mi ricordo che riuscì a dargli ben 200mila lire, e lui per tutti gli anni mi fece pagare la stessa somma. Mi diede quindi l’opportunità di aprire il secondo negozio un po’ più grande e di farmi conoscere.

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Qual è la sua missione?

La missione della mia attività, essendo in un paese piccolo e non avendo potuto spostarmi per tante ragioni, anziché piangermi addosso, è stata far comprendere alla “donna di paese” che poteva essere importante come quella di città. Ho iniziato a far capire che in ogni donna c’è una propria bellezza. La mia mission è proprio quella di fare in modo che la donna acquisisca autostima e fiducia in sé.

Quali progetti ha in corso?

I miei progetti attuali, dopo tanti anni di lavoro, sono in Kenya. Sono circa 20 anni che amo il Kenya, dove seguo un orfanotrofio e delle famiglie. C’è anche una scuola e una casa famiglia dove ci sono ragazze da 12 a 18 anni. Alle ragazze insegnano il lavoro di estetista e di parrucchiera, perché vogliono imparare e lavorare i capelli agli europei. Sono bravissime a fare trecce e treccine. Il mio futuro è attraverso i miei figli. Mio figlio Andrea lavora al mio fianco come parrucchiere e mia figlia Paola ha due centri estetici: sono loro adesso che portano avanti il marchio Balestra. Il progetto futuro è quello di lasciare nelle mani dei miei figli il mio percorso: ho una grande stima e fiducia in loro perché sono veramente in gamba.

Quale strategia ha messo in atto per affrontare la crisi economica che ha investito il vostro settore?

Andrea-BalestraLa strategia che abbiamo messo in pratica, specialmente mio figlio – perché è molto bravo a seguire questi aspetti – è quello di tagliare i costi a cui prima non si pensava. Abbiamo creato una nuova tipologia di lavoro ancora più interessante. Per me ha un valore fondamentale l’accoglienza, è importante seguire la cliente in tutto il suo percorso, capire i suoi bisogni, ascoltare le sue esigenze. Oggi infatti l’ascolto è fondamentale. Questo significa prendere la cliente per mano e spiegare in concreto le loro esigenze.  Le clienti possono fare delle richieste difficili perché vedono foto sui giornali, e non sempre tutto è possibile. Noi dobbiamo anche imparare a dire no e creare un progetto assieme a loro per poter andare avanti, anche se questo richiede tempo.

Come sceglie i suoi collaboratori e come gestisce la loro formazione?

Negli anni è cambiata molto la scelta dei collaboratori: adesso c’è mio figlio che si occupa di questo. Non è facile, comunque, scegliere. Bisognerebbe sempre cercarli quando non ne hai bisogno. Oggi è difficile trovare ragazzi pronti a mettersi in gioco e bisogna fare tanta formazione. Con i nostri collaboratori abbiamo instaurato un rapporto fondato sulla lealtà e sulla sincerità. Siamo molto trasparenti e poniamo degli obiettivi. Loro sanno tutto di tutto, non abbiamo segreti e se c’è da dare un premio lo facciamo di fronte a tutti, perché devono capire l’impegno del collega e il raggiungimento degli obiettivi. Il rapporto con loro è basato sulla lealtà, ma abbiamo delle regole ben precise in negozio: abbiamo realizzato il libro del regolamento per i collaboratori e per la receptionist. Lo leggiamo insieme ai collaboratori e lo valutiamo, cerchiamo di creare sempre un ambiente sereno e valorizziamo le persone che lavorano con noi.

Cosa ci può raccontare della nascita del Gruppo 505 e di altri progetti con i suoi colleghi?

Da qualche tempo faccio parte dell’associazione di donne Gruppo 505. Ci chiamiamo così perché abbiamo messo insieme gli anni del nostro bagaglio di esperienze:

io ho 60anni di lavoro, c’è chi ne ha 30, ecc. Il motivo che ci ha spinto a unirci è quello di dare voce alla nostra esperienza mettendoci a disposizione dei giovani, di chi vuole conoscere il nostro percorso e come abbiamo fatto a rimanere sul mercato. Abbiamo anche scritto un libro che comprende 10 racconti, e ognuno è una storia a sé. Questo libro l’abbiamo messo in vendita e il ricavato è andato in beneficenza. Poi, oltre al Gruppo 505, sempre in tempo di lockdown abbiamo avuto la possibilità di fare delle chat tra noi parrucchieri. Poi, abbiamo dato vita all’associazione di categoria focalizzata su attività sindacale “Hair Lobby. Lavoriamo per far sì che la nostra attività venga riconosciuta e tutelata. Io sono Vicepresidente dell’Associazione, mentre il Presidente è Luca Piattelli, che da oltre 40 anni svolge con passione l’attività di hair stylist.

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Quali eventi hanno segnato positivamente la sua carriera?

Il primo successo è arrivato a 18 anni con la vincita del Pettine d’Oro, un concorso per acconciatori.  All’epoca si facevano i concorsi provinciali di parrucchiera e bisognava sfidarsi insieme con la modella personale. I giornalisti erano molto incuriositi da questi concorsi e hanno cominciato ad interessarsi a me, perché ero sempre nella rosa delle 3 vincitrici. Queste sono le cose che ti danno stimolo, ambizione e desiderio.

Un’altra cosa molto curiosa mi è capitata nello stesso anno, quando ero all’Accademia per capelli. Un maestro giovanissimo mi disse una frase che ricorderò sempre e la dico sempre ai miei collaboratori: «Tu se vuoi imparare a lavorare con eleganza, devi metterti un abito da sera bellissimo. Vedrai che imparerai a lavorare con attenzione. Perché non dovrai sporcare la tua cliente e non dovrai sporcare il tuo bellissimo vestito».

Ma soprattutto ho imparato dagli incontri con Toni&Guy, Aldo Coppola e Sergio Valente: sono tutti brand con cui ho lavorato e che ammiro. Come dico sempre, io “sono una ladra di idee”. Ben 24 anni fa sono andata a lavorare a Montecarlo, perché ero iscritta all’ICD nazionale (l’associazione di parrucchieri più antica del mondo) e sono stata scelta assieme a un altro collega a rappresentare l’Italia. Lì ho avuto delle soddisfazioni incredibili, perché avere una platea internazionale non è stata una cosa da poco. Venivo dalla campagna, e vedere un’intera platea alzarsi e applaudire è stata un’emozione indescrivibile.

 

Angelina Tortora

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